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New 52 – Batman

I 52 volti del reboot DC, o almeno della sua First Wave

I 52 volti del reboot DC, o almeno della sua First Wave

Marvel Now!, Marvel Now! e ancora Marvel Now!. Non stiamo parlando d’altro. Per carità, è vero che in parte è anche difficile farlo, con Panini che spinge con tutta la sua forza in questa direzione, sta di fatto che mese dopo mese un paio di articoli alla volta sul “rilancio” non mancano. Ma, prima che altri ci accusino di favoreggiare Marvel o ancora peggio Panini sulle altre case editrici, non dobbiamo dimenticare che Marvel Now! è nato principalmente per tenere testa all’altro enorme, colossale, reboot degli ultimi tempi: New 52. A suo tempo non ne abbiamo parlato semplicemente perché, quando è partita la First Wave, dailybaloon non era ancora nato. Poi i mesi sono passati e mi sono sempre riproposto di buttare giù due righe per parlare della vagonata di nuove testate DC che si cominciavano a vedere i giro, ma tra una cosa e l’altra alla fine non se ne è fatto nulla. Bene. Un po’ per correttezza e un po’ per parlare d’altro il momento è giunto e con questo articolo ha inizio un’altra serie di recensioni “tematiche”. Chiaramente l’idea di fondo sarà differente dalle recensioni sulle testate Marvel Now!, il cui scopo principale è quello di “consigliare” e quindi devono essere abbastanza tempestive (finora sono sempre arrivate puntuali all’uscita del terzo numero della serie in questione); ora si parlerà di testate in corso (le più vecchie) da grossomodo un anno e mezzo quindi la linea guida sarà quella di “riflettere” piuttosto che “consigliare”. Cosa significa questo? Significa innanzitutto che, dato che c’è più materiale, si potranno fare dei ragionamenti un pelo più approfonditi ma anche che me la prenderò un po’ più comoda nel buttare giù questi articoli: tanto non è che bisogna scrivere nulla entro il terzo numero, sono in circolazione da abbastanza. Quindi che dire se non che dopo questa breve introduzione partiamo subito con la prima recensione. Che non poteva che riguardare l’Uomo Pipistrello.

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Il luminoso passato del Cavaliere Oscuro

batman di tim saleBruce Wayne è, per quanto mi riguarda, uno dei personaggi più complessi e intriganti del panorama supereroistico attuale e, con buona approssimazione, anche passato. Forse il più intrigante e complesso. Sono molti gli elementi che lo hanno reso e lo rendono tale: Bruce è un uomo quasi normale che lotta contro l’ingiustizia con il solo intelletto e con le sue sole “normali” forze, e questo rende facile immedesimarsi in lui e nella sua crociata; in più è circondato dal rooster di antagonisti più caratteristico e meglio riuscito della storia del fumetto, il che aiuta. A questo basta aggiungere la giusta dose di azione e di investigazione, con la dovuta introspezione psicologica, e il gioco è fatto. Forse non è un caso se una buona dose delle graphic novel belle, passatemi i termini, sono a lui dedicate e definiscono un passato illustre e radioso come pochi altri possono vantare. Si parte con Anno Uno e con i vari Dark Knight di Millar, si prosegue con l’ispiratissimo Arkham Asylum di Morrison e McKean e con lo stupefacente Killing Joke di Moore e Bolland, senza dimenticarsi dei cicli di Loeb e Sale e di qualche altra chicca sparsa qua e là. Insomma, se uno volesse leggere solo il “Batman d’autore”, fregandosene di serie regolari e mini o maxi eventi vari, avrebbe comunque un bel po’ di materiale a sua disposizione. Tutto questo ben di dio potrebbe tuttavia indurre il lettore, come ha indotto me, a pensare che alla fin fine Batman sia un personaggio facile da scrivere. Insomma, pensiamoci bene, basta prendere un cattivo a caso, che altri hanno creato in passato in maniera molto carismatica, metterci dentro un po’ di detective story e un paio di cazzotti. Se proprio si vuol strafare ci si butta dentro un po’ di psicologia, magari anche di un qualche personaggio secondario per dare l’effetto dell’affresco globale, o un po’ di politica e il gioco davvero dovrebbe essere fatto. Basta guardarsi intorno: alla fine questo è quello che hanno fatto quegli illustri nomi citati prima. Che ci vuole?

Il passato recente e la gestione Morrison

Questo grossomodo è quello che pensavo fino a qualche anno fa: che ci vuole? Alla fine il punto di forza del Killing Joke è la psicologia del Joker e il rapporto con quella di Batman; l’intero Lungo Halloween ruota attorno a una profonda investigazione che va a pescare ampiamente da tutta la mitologia del Cavaliere Oscuro. Però chiaramente le cose non vanno esattamente così, scrivere del personaggio più iconico del mondo dei supereroi non può essere così facile sennò tutti sarebbero fumettisti. E se mi serviva qualcosa per farmi capire che non tutti possono scrivere storie come quelle citate sopra il ciclo di Morrison, pubblicato in Italia da Planeta DeAgostini, è stata la mazzata definitiva. Morrison è riuscito, nella sua cinquantina di mirabolanti spillati, a urlare forte e chiaro che non solo è falso che l’uomo qualunque può scrivere storie di Batman, ma che è pure falso che se un grande scrittore lo ha fatto in passato allora lo sa di certo rifare.

BatmanRIPNon so se per una precisa indicazione editoriale o più semplicemente per puro ego e vanità, ma le parole chiave di quella run erano “decostruire e ricostruire”. Per revilitalizzare il personaggio il caro Grant ha ritenuto necessario ucciderlo e farlo tornare per poi cambiare definitivamente il suo status, anche se nessuno se ne ricorda. Tutto è cominciato con un idea ben piazzata, non nuova ma ben piazzata, e cioè: Batman è definito psicologicamente e metafisicamente dai suoi antagonisti, un po’ come accadeva in Arkham Asylum; cosa succede se gli antagonisti non ci sono più? Nella prima metà della serie abbiamo assistito a un Bruce Wayne sempre più vicino alla pazzia di fronte a una Gotham pacifica, fino ad arrivare all’apice del pathos: Batman R.I.P.. In quel volume, che Planeta ha incomprensibilmente deciso di stampare in cartonato (di difficilissima reperibilità all’epoca, tra l’altro), assistevamo un po’ confusi alla lotta tra un Batman ormai più che vacillante e il Guanto Nero, il “nemico definitivo”. Ad essere onesti era una bella storia, nella quale peraltro un bravo e sconosciuto (almeno per me) Tony Daniel dava il meglio di sé regalandoci uno dei migliori Joker della storia.

Un primo piano del Joker di Tony Daniel, direttamente da Batman R.I.P.

Un primo piano del Joker di Tony Daniel, direttamente da Batman R.I.P.

Lo metterei assieme a quello di Moore, a quello di Brubaker e a quello di Snyder e Capullo di cui parleremo tra poco, con buona pace della porcheria di Azzarello e di Bermejo. Comunque. Davvero fin qua le cose avevano abbastanza funzionato. C’erano stati dei bei minicicli interni, come Il Cuore di Hush, e tutto aveva una piacevole aria di organicità che avrebbe di lì a poco perso.

Crisi Finale è stato forse, dopo La Notte più Profonda, l’evento peggio gestito dal punto di vista editoriale degli ultimi dieci anni. Gli assurdi problemi di gestione della tempistica, la generale incapacità della Planeta di gestire assieme una tale mole di albi, e l’incomprensibile scelta di non pubblicare alcuni albi chiave per la comprensione dell’evento hanno rovinato non solo il crossover, ma anche la stessa testata di Batman. È stato, lasciatemi fare il drammatico, l’inizio della fine. Solo che la fine è arrivata soltanto un paio d’anni dopo, forse di più, non ricordo. Morrison ha cominciato a perdere la testa, uscendo con il più brutto ciclo di Batman che mi sia mai capitato di leggere: Il Ritorno di Bruce Wayne. Ma la bruttezza che la serie ha assunto da R.I.P. in poi non è dovuta (anche se hanno aiutato) ai problemi editoriali, o a una storia o un ciclo brutti. È dovuta al fatto che Morrison, pervaso probabilmente da un incontenibile desiderio di lasciare il segno, ha completamente perso la testa e si è dimenticato della base di ogni detective story e, più in generale, di ogni storia: la fruibilità. Ha preso un personaggio radicato nell’immaginario collettivo da quasi un secolo e l’ha decentrato, spostato dal suo ambiente, sino a quando il lettore non è più stato in grado di seguire lo scrittore nell’intricatissimo e irraggiungibile dedalo di citazioni, rimandi, riferimenti, suggerimenti creato apposta per l’occasione. Un disastro completo, una storia non solo inutilmente complicata ma anche inaffrontabile in modo scandaloso. Con il finale della saga che, fortunatamente, è stato rimosso dalla storiografia ufficiale del Pipistrello e con Batman Incorporated, unico lascito di questo travaglio, che pochi ora sanno essere nata da lì. Questo è stato il Batman pre-reboot, e questo era lo stato d’animo con cui mi sono avvicinato al fantomatico numero uno: “scrivere di Batman probabilmente è più difficile di quanto pare, e se in passato le storie belle non mancavano ora dubito che ci sia qualcuno ancora in grado di farle”.

La rinascita

Batman_Vol_2_1Con New 52, la rinascita dell’universo DC, Morrison lascia la gestione della testata di Batman ad altri per andare far danni altrove ed è così che arriva Scott Snyder. Snyder prima scriveva prevalentemente la serie Detective Comics, con buoni risultati aggiungerei, tuttavia dopo la botta di disillusione lasciatami dal buon Grant non ero proprio bendisposto nei suoi confronti (nei confronti di chiunque, in realtà). A questo aggiungete che Greg Capullo, il disegnatore, all’epoca mi convinceva ben poco e faticavo a immaginarlo su un personaggio oscuro come Batman, dimenticando che prima Capullo disegnava Spawn. Comunque in un angolino del mio cuore nutrivo ancora la speranza nascosta che il Cavaliere Oscuro potesse risorgere verso la gloria passata, e questa volta non sono stato deluso. Snyder sa cosa dire e, cosa ben più importante, sa come dirlo. Riesce a buttare lì la giusta dose di citazionismo senza apparire borioso né criptico, le storie sono perfettamente bilanciate e dimostrano una piacevolissima continuità. Capita che un dettaglio messo lì nel primo albo, quasi accennato, venga volutamente “dimenticato” per poi venir ripescato mesi dopo con una naturalezza che ha dell’incredibile. Il lettore non ha bisogno di pagine di redazionali a fine volume per capire che lì lo scrittore ha fatto questa cosa perché stava riprendendo un concetto secondario scritto anni fa ma mischiandolo con la cabala e con la massoneria (non sto scherzando, queste cose succedevano con una regolarità imbarazzante). Snyder è talmente consapevole di quello che sta facendo che quando ripesca quei dettagli messi lì per il futuro il lettore se ne accorge, se ne accorge e ha la giusta reazione da fine romanzo giallo: “come ho fatto a non pensarci?”. La vicenda della faccia del Joker è un perfetto esempio: tanto importante nei primi numeri, passa in secondo piano quasi subito per l’apparire di una minaccia più grande per poi tornare in primissimo piano successivamente. Il tutto, ripeto, con naturalezza e continuità. È bello poter finalmente leggere una serie regolare di Batman scritta come dovrebbe da uno scrittore che sa davvero il fatto suo. L’evento interno La Corte dei Gufi mi è davvero piaciuto, nonostante il finale un po’ fiacco che a ripensarci ora fa il verso (spero sia una voluta presa in giro) al finale della precedente gestione Morrisoniana, ed è per certi aspetti la “versione bella di Batman R.I.P.”. La nuova incarnazione del Joker mi sta piacendo ancora di più, pur non essendo il Joker classico, e l’evento che lo caratterizza, Morte della Famiglia, si sta rivelando molto meglio architettato di quanto sembrasse inizialmente.

Lo spettacolare Joker di Greg Capullo

Lo spettacolare Joker di Greg Capullo

I disegni poi sono la ciliegina su una torta già di per sé molto buona. Greg Capullo dimostra ai miscredenti com’ero io di saper tranquillamente gestire personaggi oscuri come il pipistrello, e lo dimostra già a metà del primo volume. Il suo stile è semplice, molto lineare, e mi fa pensare a un mix tra Frank Quitely, Darwin Cooke e Jim Lee. Non sarà il Batman plastico e nerboruto di Frank Miller e non sarà nemmeno quello sporco e manieristico del Lee puro, ma è comunque Batman, su questo non c’è dubbio. Il character design è un’altra cosa nella quale Capullo è riuscito a dare il meglio di sé, regalandoci la Corte dei Gufi e gli Artigli prima e ora lo splendido Joker di Morte della Famiglia. Per non parlare della costruzione della tavola. Il volume 5, in cui un Batman mentalmente provato sovrasta una Gotham candida immersa in un labirinto di stanze e vignette dalla diversa angolazione, è davvero sopraffino e vi consiglio di recuperarlo anche da solo: riesce a trasmettere l’idea della pazzia che avanza infinitamente meglio di quanto riuscisse a fare il comunque buono R.I.P.. Che altro dire? Complimenti a Snyder e a Capullo, nella speranza che questo idillio duri ancora per molto, moltissimo tempo. Se durasse abbastanza potrebbe anche uscirne una bella ristampona in volume che chiameremmo graphic novel. Bravi bravi.

La Corte dei Gufi vi osserva

La Corte dei Gufi vi osserva

detective comicsLa testata italiana contiene, inoltre, altre due serie: Detective Comics scritto e disegnato prevalentemente dal bravo Tony Daniel di cui abbiamo già parlato un pochino; e Nightwing del quale, francamente, non ricordo gli autori. Brevemente, dato che mi sono già dilungato troppo e dato che comunque sono serie “minori” per così dire, sono entrambe carine e godibili. In particolare gli episodi illustrati da Daniel sono una gioia per gli occhi e la specie di sotto-continuity presente nelle avventure di Dick Grayson delinea una buona caratterizzazione psicologica del personaggio. Tuttavia col passare del tempo devo ammettere di essermi un po’ disinteressato a tali vicende e di essermi limitato a leggerle solo quando si intrecciavano in qualche modo con la decisamente più importante (e più bella) storyline di Batman. In ogni caso rimangono ben scritte e, anche quando viaggiano su binari di continuity paralleli alla trama principale, presentano eventi interessanti. A livello qualitativo anche qui siamo ben lungi dal passato morrisoniano, insomma.

Quindi, concludendo, Batman è una solidissima uscita mensile. Attualmente costa 3 euro e 50 che, a mio parere, sono assolutamente ben spesi. Anche da sola presenta una valida panoramica del Batman-verso e se come me apprezzate storie in continuity, che evolvono l’una nell’altra naturalmente e senza stacchi, non potete non recuperarvi per intero questa bella testata, una delle migliori del reboot. Se poi Scott Snyder manterrà il sangue freddo e non si lascerà trasportare dalla foga di “rivoluzione” che a suo tempo colpì Morrison potrebbe anche uscirne un ciclo di cui ci si ricorderà nei prossimi tempi, glielo auguro davvero perché per ora il livello qualitativo è questo. Per il momento non posso che consigliarvi di leggere questa serie che già agli inizi di Morte della Famiglia, l’attuale mini-evento, mi sta convincendo non poco con questa incarnazione del Joker che, per quanto poco classica, ribadisco mi sta davvero piacendo. Quindi ci vediamo alla prossima, con il resto (o una parte del resto) della Bat-Family post-reboot. Buona lettura!

(tutte le immagini appartengono ai rispettivi proprietari)

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