Facciamo un attimo un riepilogo. Ieri abbiamo visto che possiamo “aprire” il concetto di continuity in tre sottocategorie principali: continuity spaziale, temporale e “con il mondo esterno”. Abbiamo anche visto i problemi di pubblicazione legati a quest’ultima tipologia e ci stavamo chiedendo se ci fossero altri problemi, oltre a quello legato si può dire all’età dell’eroe che, come abbiamo visto, non è particolarmente rilevante a conti fatti.
In effetti altri problemi ci sono eccome e dipendono dalla componente temporale e da quella spaziale, nonché dalla loro interazione. È chiara, a questo punto, la necessità che direi essere praticamente assoluta di un qualche tipo di coerenza (in particolar modo temporale) all’interno di una testata e, in realtà, tra tutte le altre testate dello stesso universo. Per riprendere l’esempio di ieri, se in quel numero 10 di Batman la nostra Barbara Gordon rimane paralizzata, essa dovrà apparire paralizzata in tutti i numeri successivi non solo di Batman ma anche di ogni altro albo dello stesso universo (Superman, Lanterna Verde eccetera). Questo a meno che un preciso evento non spieghi il motivo di un’eventuale cambiamento di status: se Barbara viene curata, evidentemente potrà tornare a camminare. Ma in questo caso DOVRÀ tornare a camminare in ogni altra testata. Insomma. Bisogna essere coerenti ovunque. E questo, come dicevo ieri, è bene: dà senso di unità e di realismo alle vicende e non confonde il lettore. Tuttavia tutto ciò si tira dietro almeno 3 problemi.
1) Un qualunque scrittore che si trovi a scrivere, per la prima volta o anche dopo anni di lavoro ininterrotto, su una testata dovrà avere una conoscenza titanica di tutto quanto è successo prima del suo arrivo nell’universo in cui quella testata si colloca. Questo problema è in parte (in realtà spesso in maniera fasulla e illusoria) risolto operando delle azioni di reboot più o meno evidenti.
2) C’è bisogno di molta più cooperazione e molto più dialogo tra gli autori che scrivono storie su testate diverse ma che narrano eventi contemporanei. Il rischio altrimenti, e purtroppo molto spesso si vedono cose simili, è che Batman sia simultaneamente impegnato sia a Gotham City che, per dirne una, nello spazio assieme alla JLA. O, giusto per parlare un pochetto anche di Marvel, che Cap stia gestendo il disastro contro gli X-Men e allo stesso tempo sia in una navicella assieme ai Guardiani della Galassia a salvare l’universo da Thanos. Queste incongruenze narrative spesso sono giustificate dagli autori dicendo che la loro storia avviene, per esempio, in un futuro non troppo lontano nonostante sia pubblicata simultaneamente ad un’altra; ma se così fosse sarebbe meglio saperlo prima. Tutto ciò può essere evitato, con sforzo relativamente basso, assegnando la direzione generale delle testate a un editor o a un autore molto competente che dia le linee guida a chi scrive le rispettive testate, anche se ciò limita la libertà d’azione degli autori.
3) Ultimo ma non meno importante, questo problema è una versione del punto numero 1 che riguarda, tuttavia, non gli autori ma i lettori. Qualsiasi persona volesse iniziare a seguire una nuova testata dovrebbe possedere un certo grado di conoscenza di tutta la continuity ad essa collegata. Ad esempio se io volessi cominciare ora a seguire l’universo Marvel, per esempio la testata Avengers, dovrei recuperare e leggere una serie di opere precedenti (diciamo stando strettini da House of M in poi) che coprono pubblicazioni di una decina abbondante d’anni. Questo è economicamente e praticamente impossibile nella maggior parte dei casi. Questo problema viene aggirato dall’inserimento, alle volte forzato, di punti d’ingresso per nuovi lettori in cui magari si fa un riassunto, breve quanto basta, per godere le letture successive degli eventi importanti successi nel passato recente. Inoltre la continuity “ufficiale” viene man mano alleggerita in maniera naturale e quasi invisibile: a meno che un evento non sia incredibilmente importante (per esempio Civil War per l’universo Marvel o Sinestro War per Lanterna Verde) via via che il tempo passa ad esso si fanno sempre meno riferimenti fino a che averlo letto oppure no non influisce in nessun modo sulla fruibilità al lettore dell’opera attuale.
Tuttavia tutti questi “accorgimenti” non bastano: spesso gli autori perdono un po’ il controllo della situazione (quanto detto riguardo i Vendicatori sta succedendo ora) e i lettori, in particolar modo i neofiti, troppo spesso si sentono scoraggiati o restano spiazzati di fronte all’immane mole di conoscenza necessaria a leggere per bene un opera.
C’è inoltre un’altro problema, questo collegato prevalentemente all’aspetto spaziale di continuity, che è del tutto economico. Ogni volta che c’è un crossover, o un maxievento come dicono alla Marvel, esso toccherà più o meno pesantemente tutte le testate di quell’universo. Per leggere e comprendere a fondo un evento come AvX, per esempio, non sarà quindi sufficiente leggere soltanto la miniserie omonima, perché è troppo ridotta e dà soltanto una visione generale degli eventi. Bisognerà necessariamente leggere anche Capitan America, Thor, Iron Man, Avengers, X-Men e Wolverine e gli X-Men, nonché AvX Versus per essere pignoli. Facendo anche solo una stima è evidente come la spesa mensile diventa in questo modo molto consistente, e anche questo può spaventare il lettore per esempio di manga abituato a comprare un albo contenente tutto quanto serve per la comprensione della storia.
Ma allora perché, se tutto è così complicato, qualcuno dovrebbe voler infilarsi in questo mondo? Per entrarci bisogna leggere un sacco di roba preliminare per farsi una cultura di base, leggersi le principali opere del passato dei vari personaggi per poter comprendere il loro comportamento attuale, comprare moltissime testate tutte intrecciate tra loro per apprezzare a fondo le varie sfumature di ogni opera, tenersi informati anche sulle testate che non si seguono perché potrebbe succedere qualcosa di importante, e infine stare attenti agli “errori” che alle volte gli stessi autori commettono. La risposta alla domanda “ne vale la pena?” secondo me, come ovvio, è affermativa anche se le motivazioni possono essere sfaccettate.
Il manga, come genere letterario, è paragonabile a un libro (nonostante sia tipicamente a puntate e, in alcuni casi, sia smodatamente lungo). Ha un inizio e una fine, e forma una trama completa in sé stessa. Il comic americano è del tutto differente, per tutto quello che abbiamo detto prima. Tuttavia riesce a fare una cosa che il manga non fa (e badate bene che non è né un merito né un demerito, usano semplicemente strumenti diversi): prende il lettore e lo lancia in un universo dalla notevole complessità e in continua evoluzione, un po’ come il mondo reale se vogliamo. Quindi secondo me vale la pena almeno provare a fare tutta quella fatica perché, una volta fatta, il fumetto supereroistico (in realtà non il fumetto stesso, ma la continuity che c’è dietro) dà delle sensazioni completamente diverse da ogni altro. È per me molto appagante, quando leggo un albo nuovo, riuscire a cogliere qua e là riferimenti a opere passate; riuscire a comprendere quali eventi passati di quel personaggio lo hanno portato lì e ora a fare quello che sta facendo; riuscire a intuire le ripercussioni che un arco narrativo può avere, anche a lungo termine, sull’universo di cui fa parte.
Grazie per l’attenzione durante questa tirata infinita e, temo, abbastanza noiosa. In questi due articoli ho cercato di spiegare cos’è la continuity, perché è importante (e piacevole) e che problemi si porta dietro. Quindi, in definitiva, i lettori affezionati di manga che seguono questo blog non siano timidi o preoccupati e provino a immergersi in questo mondo, se ne hanno la possibilità. Più avanti pensavo di affrontare una serie di speciali sulle varie saghe Marvel che ci hanno condotto a leggere le storie che leggiamo ora, un po’ per ricapitolare per quelli che le conoscono e un po’ per rimettere in pari chi volesse provare ad espandere i propri orizzonti dal Giappone all’America.
In realtà mancherebbe da rispondere a un’ultima domanda che avevo posto alla fine dello scorso articolo, ovvero come si trasmette la continuity nel processo di traduzione e pubblicazione estera, ma ne riparleremo più avanti. Grazie ancora di aver letto fin qua e alla prossima.